Volontarie in Tanzania durante il lockdown

L'inizio del 2020 lo ricordiamo tutti. In principio in Italia tutto era normale, il Covid sembrava un racconto lontano che ci giungeva dalla Cina attraverso le voci dei notiziari e le allerte del OMS. Poi a fine Gennaio il primo "vero" focolaio in Italia a Codogno. Da lì un'escalation sempre più veloce durante tutto il mese di Febbraio: allerta generale, task force governative, decreti ministeriali ogni settimana, e infine, ad inizio Marzo il DPCM che decreta "tutta l'Italia in lockdown" tra l'incredulità di molti e un clima quasi surreale.

Caterina Salucci e Katerina Bernardi, entambe neolaureate in Medicina a Firenze (allora), e nate e cresciute a Firenze, sono due volontarie di SSF. Il loro intervento ad Hanga era stato programmato dall'autunno del 2019, quando il Covid-19 ancora non si sapeva cosa fosse. Nell'autunno la lunga formazione che SSF riserva ai suoi volontari e a Febbraio la tanto attesa partenza per la Tanzania.

Caterina e Katerina, volontarie di SSF, in partenza per Hanga (Tanzania)

La partenza di Caterina e Katerina potremmo definirla "borderline". Il loro volo era in programma tra fine Febbraio ed inizio Marzo, in un momento in cui, sebbene l'allerta Covid crescesse, nessuno immaginava che tutto il modo potesse andare in lockdown chiudendo ogni frontiera e cancellando ogni volo. Così Caterina e Katerina sono partite per Hanga a fine Febbraio, poco prima che la pandemia prendesse il sopravvento.

Mentre da noi in Europa e in Italia i casi aumentavano ogni giorno di più, in Tanzania la situazione inizialmente era stabile e la vita nel villaggio di Hanga trascorreva come sempre.

Abbiamo cominciato a capire che il Coronavirus sarebbe arrivato anche in Tanzania dopo i primi casi in Kenya, si trattava inizialmente di turisti o comunque persone che rientravano dall’estero. Il primo caso fu notificato ad Arusha, grande città del nord ovest del paese il 16 Marzo.

Caterina Salucci - Volontaria SSF

Il governo tanzaniano ha preso fin da subito la situazione sul serio cercando di limitare il rischio di contagio e il diffondersi del virus con la chiusura di tutte le scuole e università, divieto di eventi pubblici, cancellazione di incontri e seminari, limitazione negli spostamenti e aumento delle norme igienico-comportamentali.

Essendo molti di noi medici e infermieri, alcuni dei quali impegnati in prima linea in Italia per l'emergenza sanitaria, abbiamo provato in pieno stile SSF (alla pari) a sensibilizzare gli operarori sanitari presso le strutture tanzaniane trasmettendogli quanto stavamo apprendendo in Europa. All'Health Center di Hanga, con Cate e Kate, c’è stato modo di affrontare insieme la questione con le relative problematiche incentivando l’attenzione sul lavaggio delle mani e la limitazione degli assembramenti.

Sensibilizzazione ad Hanga sul lavaggio delle mani. Nel cartello è scritto in lingua Swahili "Lavarsi le mani con acqua e sapone qui per favore"

L'intervento di Katerina e Caterina ad Hanga, come molti degli interventi simili con cui SSF invia volontari nei Tanzania e Zambia, rientra nel Programma Formazione di SSF. Con esso vogliamo aumentare le opportunità di formazione professionale per gli operatori (italiani e dei paesi in cui operiamo) impiegati in settori di utilità sociale come quello medico-sanitario. Nella pratica il programma prende vista attraverso dei mini-progetti di Peer Learning, gli interventi dei volontari (operatori sanitari italiani) che si trovano ad lavorare per un periodo di tre mesi circa con i loro colleghi di oltre-equatore (operatori sanitari tanzaniani o zambesi). In questo periodo realizziamo attività di apprendimento tra pari (Peer learning) per incentivare lo scambio di competenze professionali.

Ritornando la nostro racconto, nel frattempo, a metà Marzo, è iniziato il confronto con l'ambasciata italiana a Dar Es Salaam e con la Farnesina a Roma. Le comunicazioni da parte delle istituzioni diplomatiche non erano particolarmente allarmanti. In sostanza non si registravano casi di pericolo imminente per i connazionali italiani e per questo non erano stati organizzati voli di rimpatrio in Italia (non semplici da gestire). Si lasciava tuttavia piena libertà a chi non si sentisse sicuro in Tanzania "per mille motivi" di rientrare attraverso i voli commerciali ancora disponibili, raccomandando comunque di seguire le direttive delle autorità, mantenere un basso profilo e di organizzarsi per tempo qualora si volesse rimpatriare.

Dopo varie ed attente riflessioni, considerato anche che il rischio di contagio durante un eventuale viaggio di rientro non sarebbe stato, Caterina e Katerina decidono di rimanere ad Hanga nonostante la situazione fosse in evoluzione e la possibilità di un ritorno posticipato fosse reale.

Non ci siamo mai sentite in pericolo, probabilmente per il fatto che da alcune settimane già facevamo parte del villaggio ed eravamo già conosciute come le due dottoresse italiane Cate e Kate. Inoltre la situazione sanitaria non era mutata dal nostro arrivo (molto probabilmente il virus non è mai arrivato nel villaggio) e i monaci della Hanga Abbey (partner di SSF) si prendevano ancora più cura di noi.

Katerina Bernardi - Volontaria SSF

La mancanza di una data di fine esperienza ha reso la permanenza delle nostre volontarie ancora più genuina e basata sulla quotidianità. Il tempo libero lo hanno sempre speso ad Hanga e condiviso con gli amici del villaggio e i colleghi. Questo ha permesso di creare rapporti più solidi e profondi, vivere esperienze condivise e confrontarci su obiettivi e sogni futuri.

Tutte le domeniche, in cui l'Hanga Health Center era chiuso, ci si ritrovava per fare lunghe passeggiate, imparare canzoni tanzaniane e italiane e anche per condividere piatti tipici locali o con un po’ di inventiva qualcosa di tipico italiano. Ci raccontano che riuscire a fare gli gnocchi di patate non sia stato semplice, ma che alla fine sono riuscite ad arricchire il repertorio culinario di Hanga.

Avevamo inizialmente pensato di visitare ed esplorare i dintorni, di fare un safari e vedere luoghi così affascinanti e diversi dai nostri. Per le restrizioni tutto ciò non è stato possibile ma l’esperienza si è sicuramente arricchita dal punto di vista umano.

Katerina e Caterina da Hanga

Il rientro in Italia di Katerina e Caterina non è stato dei più comodi e facili. Il loro volo di ritorno era stato cancellato già da inizio Marzo e a fine Aprile non c'erano più voli commerciali da porter acquistare sul web. Fortunatamente vista l'impossibilità di trovare voli l'ambasciata italiana ne stava organizzando alcuni in accordo con alcune compagnie aeree.

Ci raccontano le ragazze, senza alcuna impasse, che non sapevano quando sarebbero dovute ripartire. Si aspettavano che prima o poi (forse) sarebbe arrivata la chiamata dall’ambasciata. La paura era di dover partire improvvisamente senza avere la possibilità di salutare tutti e con il rischio di non avere tempo a sufficienza per raggiungere l’aeroporto.

Fortunatamente la comunicazione dell'ambasciata è arrivata per tempo. Il tempo di salutare tutti sicuramente, ma soprattutto il tempo di organizzare uno spostamento di più di 1000 Km in un Paese senza autostrade e senza la possibilità di prendere i caratteristici bus di linea utilizzati all'arrivo. A complicare la logistica il fatto che l'aereoporto di partenza non era quello di Dar Es Salaam, ma si era scelto quello di Zanzibar, isola nota al turismo internazionale e situata a circa un'ora di tragetto dal porto di Dar Es Salaam.

Ma nulla è impossibile se si hanno dalla propria il preziosissimo supporto dei nostri amici tanzaniani, monaci e non, e l'incessante lavoro di coordinamento dei volontari SSF in Italia. Detto fatto, in meno di una settimana trovato un driver privato che da Dar Es Salaam ha attraversato la Tanzania per andare a prendere Caterina e Katerina e le ha riportate indietro fino alla costa tanzaniana. Da lì, una breve pausa per recuperare le energie, in traghetto fino a Zanzibar, e poi in aereporto in tempo per prendere il volo di rientro.

Per fortuna tutto è andato liscio e sempre saremo grate per il grande aiuto e supporto che abbiamo ricevuto nell’organizzare il nostro rientro.

Katerina e Caterina dall'Italia

Il Covid-19 fortuntamente non ha influito in modo negativo sull’esperienza delle nostre volontarie. Speriamo quindi di poter inviare nuovi volontari sul campo non appena la situazione lo permetterà!

Sostieni i progetti di Peer Learning di SSF con i Regali Solidali

Il viaggio di ritorno verso Dar Es Salaam, seppur rocambolesco, non ha impedito a Caterina e Katerina di acquistare durante le tappe del tragitto le coloratissime stoffe Kitenge. Rientrate in Italia abbiamo realizzato con quelle stoffe i variopinti Regali Solidali che vedi qui di seguito. Richiedendone uno o più potrai ricevere un dono colorato ed originale, e al tempo stesso dare un prezioso contributo ai progetti di SSF, come il Peer Learning intorno al quale si è svolto l'intervento delle nostre "Caterine" ad Hanga.

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    Mascherina Kitenge

    7.00 Regala e Dona
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    Maglietta Kitenge

    12.00 Regala e Dona
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    Cuffietta Kitenge

    13.00 Regala e Dona
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    CD Coro St.Monica

    15.00 Regala e Dona

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